Calabona non va bene

Calabona non va bene

Calabona, no, così non va bene

Ancora una volta gli algheresi assistono silenti, o forse con malcelata rassegnazione, ad una nuova appropriazione da parte di privati di un bene comune, a Calabona. Un tratto costiero vicinissimo al centro cittadino, frequentato e amato da quegli algheresi (ma anche dai turisti) che non vogliono la confusione balneare delle grandi spiagge, e che cercano la serena bellezza degli scogli e delle spiaggette nascoste.

Quello che è inaccettabile in questi lavori, non è tanto la piattaforma sul mare, amovibile e in legno, ma è la presunzione, tutta umana, di voler snaturare un tranquillo angolo di scogliera, uccidendo tutta la vegetazione presente (comprese le specie endemiche) e soverchiando la geologia, per ottenere un luogo finto e artificiale. Un luogo non più “naturale”.

Quando si interviene pesantemente, con ruspe e camionate di terra, su un delicato habitat naturale, non lo si sta “rivitalizzando”, ma lo si sta uccidendo.

E per favore, non chiamiamo il trasformare un ambiente naturale, per quanto piccolo, in un qualcosa di artificiale e di asservito alle logiche economiche umane ingegneria naturalistica.

L’ingegneria ambientale è una cosa seria ed è l’esatto contrario di ciò che si sta facendo a Calabona. L’ingegneria ambientale deve cercare l’equilibrio tra l’uomo e l’ambiente, e non stravolgere l’ambiente ad esclusivo favore ed uso dell’uomo. Gli ingegneri ambientali si occupano anche di restituire naturalità ad ambienti degradati, ma lo fanno con interventi attenti e con reintroduzioni di specie animali o vegetali preesistenti. Non certo quello che si sta facendo a Calabona, ove in mancanza del PUL, del PUC e di severi controlli, sembra tutto lecito.

Quelle scogliere andavano lasciate com’erano, e non trasformate nel giardinetto privato delle case adiacenti. E pertanto non è accettabile che vengano fatte, sulla scogliera di Calabona, modificazioni permanenti allo stato dei luoghi da parte di un privato che ha una semplice concessione temporanea.

Riflettiamo su quanto potrebbe essere pericoloso iniziare a diffondere la pratica di prendere in concessione tratti di scogli pretendendo poi di dargli lo standard di “percorribilità e comodità” che ti danno le spiagge. Siamo arrivati al paradosso di dover affiancare allo slogan “spiagge libere” anche “scogli liberi“.

Calabona non va bene

Carlo Mannoni su Calabona

L’opinione:

Che succede in quel di Calabona, il litorale algherese sul versante verso Bosa, in un piccolo tratto di scogliera tra l’omonimo hotel e la platgeta del Quntillo? Improvvisamente, da un giorno all’altro, in un’ampia porzione di terreno sul mare compreso addirittura tra gli scogli sopraelevati su una piccola insenatura, è apparsa una imponente aratura, ma non per opera di un mezzo agricolo, bensì di una o più benne escavatrici che hanno raso a zero tutto ciò che madre natura ci aveva elargito da sempre spontaneamente e senza nulla chiederci, se non di lasciar stare le cose come le abbiamo sempre conosciute. Sparita la vegetazione spontanea c’è ora, provvisoriamente, una imponente aratura. Mi sono chiesto, se verrà trasformata in un orto, quali specie coltivabili vi verranno seminate o impiantate; forse le bietole di mare o il finocchietto selvatico alla salsedine? O forse, in via sperimentale si trasformerà in un campo di grano sul mare, originalissima destinazione anche se saremmo in ritardo con la semina. Poi leggi nel cartello delle autorizzazioni esposto nei pressi, che si tratta di “opere di ingegneria naturalistica” autorizzate dal Comune di Alghero a una società privata con un permesso dell’11 aprile 2023 e ti sorprendi di questa anima buona che ha deciso di spendere 25.000 euro per la comunità algherese sistemando un tratto di terreno tra gli scogli di Calabona. E poiché quando si decide di mettere mano (o manomettere, poco cambia) a un’area pubblica ci sono sempre le cosiddette “essenze mediterranee” a fare il paravento a tutto, ho pensato che forse l’intervento in corso è il primo atto realizzativo di quello più complesso di 3360 metri quadri di piattaforme in legno a terra e pontile galleggiante di 46 metri sul mare per l’esercizio di una attività turistica. Un intervento bocciato sonoramente e irrevocabilmente dalla Soprintendenza al paesaggio di Sassari e dal Comune di Alghero (ufficio tutela del paesaggio) nel novembre 2021 con “pareri negativi non superabili” per motivi paesaggistici e per l’assenza del Piano comunale dei litorali, e poi miracolosamente avallato dalla Regione subentrata al Comune nell’esercizio delle concessioni demaniali marine a fini turistici, con la concessione nel 2023 delle aree sul mare per la realizzazione dello stesso intervento già bocciato dagli uffici del Comune e dalla Soprintendenza.
La politica locale, in maggioranza per ora muta, vorrà parlarne se non altro perché tra circa tre mesi si voterà per il rinnovo del consiglio comunale? O anche questo è un argomento tabù che è meglio non trattare perché non solo non porta voti ma rischia addirittura di toglierne? La notizia della concessione disposta dalla Regione, al di fuori di qualsiasi programmazione comunale del territorio, è di nove mesi fa e, per il solito calcolo utilitaristico (converrà parlarne?), è passata sotto traccia.


Articolo pubblicato il 20 marzo 2024 su Alguer.it – link