Ospite dell’associazione Punta Giglio Libera-Ridiamo Vita al Parco e dell’Obra Cultural, Carlo Mannoni presenta ad Alghero, giovedì 21 novembre, ore 18:00 Sala conferenze del Quarter, il suo ultimo libro “Punta Giglio-Storia di una tutela mancata“.
Dopo i saluti dei responsabili delle due associazioni, accompagneranno l’autore nella discussione sui temi del libro Maria Antonietta Alivesi e Giovanni Oliva, a cui faranno seguito altri interventi programmati.
Nell’opera Mannoni ripercorre la complessa vicenda della concessione ai privati di un’area di otto ettari sulla falesia di Punta Giglio con i relativi beni militari dismessi, che è stata motivo di forti contrapposizioni sui temi paesaggistici, naturalistici e urbanistici del nostro patrimonio ambientale e culturale. In tale contesto descritto dall’autore, determinante è stato il ruolo svolto del “Comitato Punta Giglio Libera”, ora “APS Punta Giglio Libera-Ridiamo vita al Parco”, e dei suoi soci fondatori e aderenti, nella forte sensibilizzazione della comunità locale e nazionale e nella mobilitazione spontanea sorta in difesa della naturalità del promontorio.
“Reductio ad tritum” si potrebbe dire, ovvero banalizzazione, deturpamento, logoramento e impoverimento, per mal uso, di un eccezionale tesoro paesaggistico, fra i più belli, spettacolari e iconici del Mediterraneo: la baia di Porto Conte.
Dopo lo scempio sulla falesia di Punta Giglio, qualcuno crede che sia possibile e auspicabile trasformare “Portus Nympharum” in un polo del diportismo nautico, uno dei tanti esistenti, assecondando di fatto una sguaiata pressione turistica della nautica diportistica. Invece di richiamare tutti al massimo senso di responsabilità e a comportamenti sobri, rispettosi e informati al dovere morale di conservare il nostro patrimonio paesaggistico integro a beneficio delle future generazioni, l’Ente preposto a questo, deludendo le nostre aspettative, immagina di infrastrutturare stabili ampi campi ormeggio, disseminandoli nel vasto specchio di mare di Porto Conte, in barba a tutti i vincoli di tutela esistenti, a partire da quello che fin dal 1966, con un decreto dei Ministeri per la Pubblica Istruzione, per la Marina Mercantile e per il Turismo e lo Spettacolo, in concerto fra loro, ne dichiarava il notevole interesse pubblico.
Siamo all’interno di un’Area Marina Protetta, contornata, in uno stretto ed emozionante abbraccio, dalle aree che costituiscono il Parco Naturale Regionale di Porto Conte. L’insieme costituisce un unico gioiello di inestimabile valore.
Immaginatevi quello specchio di mare ingombrato da decine e decine di imbarcazioni. Anche da grossi yacht e maxi-yacht lunghi fino a 100 metri! Non sarebbe più la stessa cosa.
La nostra comunità deve reagire: non possiamo permetterci atteggiamenti superficiali e verifiche sbrigative degli impatti sulle vedute panoramiche e sulla qualità ambientale. Siamo tutti invitati, al di là degli schieramenti politici di parte, a valutare, con il massimo scrupolo e rigore, ispirati dal principio di precauzione, a riflettere sugli effetti nefasti e sui rischi che potrebbero essere conseguenti alle trasformazioni provocate dalla realizzazione dei campi boe.
Venerdì 26 luglio si è tenuta ad Alghero, presso la Fondazione Laconi, una tavola rotonda sul tema Turismo irresponsabile. Ovvero l’insostenibile leggerezza dell’essere consumatori di luoghi, organizzata dall’Associazione di promozione sociale “Punta Giglio Libera-Ridiamo Vita al Parco”.
L’iniziativa, di carattere divulgativo, mirava a sensibilizzare l’opinione pubblica, algherese e non, rispetto ad un argomento di cui si legge e si parla da tanto tempo, ma che sembra non abbia ancora coinvolto attivamente la cittadina di Alghero né, più in generale, la nostra isola.
L’obiettivo è stato quello di aprire a nuovi incontri-dibattito, coinvolgendo antropologi, sociologi del turismo, amministratori ed osservatori di un fenomeno che da tempo ha tolto la parola a tutti, turisti compresi.
Si è partiti dall’idea di turismo “sostenibile, responsabile, lento, ecogreen, etico, esperienziale”: tutti attributi utilizzati soprattutto dagli operatori economici del settore turistico, ma anche dagli amministratori della cosa pubblica (natura, habitat e paesaggio), talvolta impropriamente; oppure stancamente ripetuti come un mantra, per rassicurare sia chi ne vuole usufruire, sia le comunità autoctone, che spesso di questo modello sono però le prime vittime. Con brevi interventi di Elena Pittau che hanno offerto spunti per il confronto, i relatori, Costantino Cossu giornalista, Giovanni Oliva architetto, Carlo Sechi già sindaco della cittadina catalana ed Antonio Torre biologo naturalista, hanno espresso il proprio punto di vista: mediatico, urbanistico, politico e naturalistico.
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