La Mobilitazione

La nascita del comitato e i primi passi

Il comitato spontaneo «Punta Giglio Libera» si è formato spontaneamente nel febbraio 2021 per difendere il sito naturalistico di Punta Giglio. Promosso da un nucleo iniziale di circa trenta persone, al Comitato (espressione delle diverse anime della società civile) hanno subito aderito in centinaia, e in migliaia hanno espresso la ferma opposizione al progetto attraverso le firme cartacee (circa 3500), la petizione online, passeggiate, sit-in e manifestazioni pacifiche, interventi sulla stampa locale e nazionale e azioni giuridiche, di informazione e sensibilizzazione.

Il Comitato ha, inoltre, raccolto tutta la documentazione relativa alla vicenda, per basare la sua azione non su opinioni, ma sulla realtà documentale e su fatti di cui si ha riscontro oggettivo.

Sit-in ad Alghero | Punta Giglio Libera
Sensibilizzazione | Punta Giglio Libera

Come detto, quel che il Comitato contesta non è che la Cooperativa Quinto Elemento stia portando avanti il proprio progetto, ma che il sito di Punta Giglio – per le peculiari caratteristiche che lo contraddistinguono, per le tutele che lo proteggono, per essere rimasto fino ad oggi incontaminato e non-antropizzato, e per essere questo il suo punto di forza e fascino – non dovesse essere messo a Bando nel Progetto Cammini e percorsi, ma tutelato da interventi a scopo ricettivo ed economico.

Il Comitato ritiene, inoltre, che l’intero sito e l’Ex-batteria antinavale avrebbero dovuto essere valorizzati come Bene Comune, ambientale e culturale, e dunque affidati a una Cooperativa che li restaurasse (e non rifunzionalizzasse), per farli divenire un Museo che fosse realmente tale, come ad esempio la Batteria Talamone a Palau.

Come può dirsi Museo un sala-ristoro in cui, oltre le scritte del Ventennio, nulla è rimasto della ex-caserma?

In cui dormitori e latrine sono divenuti stanze da letto, in cui la destinazione d’uso è stata dichiarata non-difforme in quanto «accogliere soldati in tempo di guerra equivale ad accogliere turisti in tempo di pace»?

Queste sono le domande che il Comitato e la cittadinanza tutta si pongono, e a cui hanno più volte chiesto una risposta agli organi competenti.

Così come è stato più volte chiesto come sia stato possibile autorizzare lo scavo di circa 4 km e l’asportazione di piante autoctone, nonché di centinaia di tonnellate di roccia del mesozoico per realizzare gli allacci, quando i cartelli del Parco vietano la rimozione di sabbia e terra, e ovviamente l’uso di mezzi a motore.

Piante divelte a Punta Giglio | Alghero
Mezzi utilizzati nei lavori a Punta Giglio | Alghero

Ci si è, poi, chiesti come sia stato possibile autorizzare i lavori durante i periodi di nidificazione degli uccelli protetti dalla zona ZPS. Per tale ragione, il Comitato “Punta Giglio Libera” (che nel frattempo si è costituito) ha sollecitato il parere dell’I.S.P.R.A, Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale, che – oltre a sottolineare che il calendario riproduttivo delle specie costiere, riportato in sede di studio per la valutazione di incidenza, è inesatto –, ha concluso così:

«Per le altre fonti di disturbo derivanti dall’esercizio di quelle che restano le più impattanti componenti progettuali (accesso alle postazioni mitragliere distribuite lungo gran parte del margine della falesia, realizzazione di una piscina, ristorante da 100 coperti) non è possibile indicare forme di mitigazione che garantiscano la compatibilità delle strutture con le finalità istitutive di una zona a protezione speciale».

Il Comitato, non  avendo ricevuto risposte  né dal Sindaco, né dal Direttore del Parco né dagli organi interpellati, oltre a un primo esposto alla Procura della Repubblica, ha deciso di adire alle vie legali, per sostenere le quali è in corso una campagna di crowdfunding

 

A margine degli interrogativi che riguardano concessioni e autorizzazioni, il Comitato pone, però, soprattutto un interrogativo etico: È giusto alienare un Bene Comune, compromettere la splendida integrità naturalistica di un sito protetto, anteporre le attività umane (ed economiche) alla salvaguardia ambientale, antropizzare la terra fino all’ultimo centimetro, ostinandoci a mettere a repentaglio il suo sempre più fragile ecosistema (e la nostra stessa vita)?

La protesta diventa nazionale (appello e primi firmatari)

Le mobilitazioni promosse dal Comitato hanno richiamato l’attenzione dei media nazionali, fino all’appello «Proteggiamo Punta Giglio», lanciato dalle colonne de «La Repubblica» a firma di Dacia Maraini ,  Sandro Veronesi ,  Bianca Pitzorno ,  Mario Tozzi ,  Vittorio Emiliani ,  Alessandro Bergonzoni ,  Luigi Manconi, il 20 luglio 2021. Il giorno successivo, un ampio dossier fotografico è stato pubblicato sullo stesso quotidiano. Il 22 luglio, anche «Il Manifesto» si interessava alla questione, con un bell’articolo a firma Costantino Cossu.

Se la stampa locale, in particolare attraverso la testata online Algherolive, ha quasi quotidianamente documentato la protesta, un’inchiesta in tre puntate è stata portata avanti da «Sardiniapost».

Nel frattempo, il Comitato ha proceduto ha inoltrare un esposto alla Commissione Europea per denunciare le violazioni di norme comunitarie e nazionali in merito al progetto “Rifugio di mare”; mentre l’eurodeputato Giarrusso, durante la visita ad Alghero del 14 novembre 2021, ha preso l’impegno di presentare un’interrogazione al Parlamento Europeo.

Il piccolo colibrì fa la sua parte

Durante un enorme incendio nella foresta amazzonica, mentre tutti gli animali scappavano, il piccolo colibrì continuava a riempire al fiume il suo piccolo beccuccio, con le poche gocce d’acqua che poteva trattenere, per gettarle sulle fiamme. «Ma cosa stai facendo?», gli chiesero gli altri uccelli, increduli. «Faccio la mia parte», rispose il piccolo colibrì, senza frenare il suo fremito d’ali.

La vicenda di Punta Giglio è solo una delle tante speculazioni che continuamente, in tutto il mondo, vengono compiute sull’ambiente. E potrebbe rappresentare una sorta di “Cavallo di Troia” per l’antropizzazione sempre più massiccia delle coste sarde (a partire dalla cosiddetta Legge scempia-coste, fortunatamente bocciata dalla Corte Costituzionale), ricche di fortini, torri, postazioni militari che potrebbero facilmente divenire oggetto di «rifunzionalizzazione» turistica, se un precedente del genere, per di più in zona SIC e ZPS, dovesse passare.

Non sappiamo come finirà la questione di Punta Giglio, che tanto amiamo come amiamo la nostra Terra: Sardegna, Italia o Pianeta che sia. Abbiamo, però, cercato di buttare le nostre goccioline d’acqua sulle fiamme. E ciascuno può farlo, nel proprio piccolo. D’altronde, come dicevano anche i latini, Gutta cavat lapidem.

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Raccolta Firme cartacea

Il 16 luglio 2021 una rappresentanza del Comitato Punta Giglio Libera ha consegnato al Comune di Alghero circa 3.500 firme cartacee raccolte durante le iniziative di mobilitazione promosse dal Comitato. Si è chiesto lo stop dei lavori che porteranno alla realizzazione del «Rifugio di mare», a opera della Società cooperativa «Il Quinto Elemento».

È un “restauro conservativo”? È una “rifunzionalizzazione”? O, piuttosto, una modifica sostanziale della destinazione d’uso del sito?

Il progetto museale, che si aggiunge in una fase successiva (per suggerimento del Parco di Porto Conte), non è sufficiente a motivare un’unità produttiva con questa tipologia di attività, che di fatto privatizza gran parte dell’area e andrà a impattare su tutto l’ecosistema.

Petizione online

Sul Sito «Change.org» è stata lanciata una petizione che ha superato le 5.600 firme, per chiedere che vengano preservati il Bene Comune, il Parco naturale e i vincoli a cui è sottoposta la zona ZPS e SIC, nella convinzione che Punta Giglio sia ricchezza che appartiene a tutta la collettività e che richiede la massima tutela.

Riteniamo che a Punta Giglio sia da evitare ogni forma di privatizzazione e ogni attività ricettiva che potrebbe pregiudicare l’eccezionale presenza di valori paesaggistici, geo-speleologici, di biodiversità botanica e faunistica, paleontologici e storici. Come dichiarato anche dall’ISPRA, i disturbi provenienti da un’attività ricettiva non sono mitigabili, con rischi soprattutto per le specie protette che nidificano nella falesia.

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Lettera appello delle personalità

Dopo l’articolo pubblicato su «La Stampa», a firma di Mario Tozzi, il 20 luglio 2021 Dacia Maraini, Sandro Veronesi, Bianca Pitzorno, Mario Tozzi, Vittorio Emiliani, Alessandro Bergonzoni, Luigi Manconi hanno lanciato l’appello «Proteggiamo Punta Giglio», a cui hanno aderito, tra gli altri, Gustavo Zagrebelsky e Giovanni Impastato.

«Uno degli angoli più suggestivi della baia di Porto Conte rischia di trasformarsi in un luogo banale, vittima di una falsa idea di “valorizzazione”. Un progetto improponibile perché incompatibile già solo come idea, con le peculiarità del sito (non c’è un numero di posti letto e di coperti che possa definirsi “congruo” in un luogo come questo)».