La Storia del Parco di Porto Conte e Punta Giglio
Le origini: la fondazione del Parco
Il sito di Punta Giglio si trova all’interno del Parco di Porto Conte e dell’area marina protetta di Capo Caccia, che con una superficie di 5.350 ettari terrestri e 2631 marini (per lo più a riserva integrale e generale) costituisce il polmone del territorio algherese. Il Parco fu istituito nel 1999, dopo quasi un ventennio di lotte ambientaliste portate avanti dalla comunità, che si è mossa compatta per preservare questo splendido territorio da interessi di speculazione edilizia. La medesima comunità si muove oggi per preservare la falesia di Punta Giglio da ciò che ritiene sia un mancato rispetto dei vincoli di tutela e di rispetto ambientale che avevano presieduto alla fondazione del Parco.
Punta Giglio: il bene naturale (SIC, ZPS e Rete 2000)
L’intera area costiera di Porto Conte, compresa Punta Giglio, è tutelata con vincolo paesaggistico e con vincolo di conservazione integrale; rientra, inoltre, inoltre, nella Rete Natura 2000: il principale strumento dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità, grazie al quale sono stati istituiti i Siti di interesse comunitario, SIC (salvaguardati dalla direttiva comunitaria europea “Habitat” 92/43/CEE, per garantire il mantenimento degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari) e le Zone di Protezione speciale, ZPS (che attraverso la direttiva “Uccelli” 79/409/CEE, salvaguardano la conservazione degli uccelli selvatici).
Dopo anni di studio e pianificazione (vd. il Piano di Gestione SIC Parco di Porto Conte e Punta Giglio), Punta Giglio è stata dichiarata zona SIC e ZPS, in virtù della varietà di flora, di fauna e di specie protette o a rischio estinzione che ospita, tra cui la berta maggiore e minore, il marangone dal ciuffo, il falco pellegrino (si veda la Cartina dell’avifauna).
Punta Giglio ospita, infine, nelle sue cavità, due meravigliose grotte calcaree risalenti al Neolitico: il Pozzo della Quercia e le Grotte Dasterru: quest’ultima, più vicina alla scogliera e decisamente più complessa della prima, presenta diverse sale, strettoie e pozzetti, oltre a una bella saletta in cui poter ammirare una parete ricca di concrezioni che vanno a formare uno stretto corridoio percorribile anche dall’interno.
Punta Giglio: il bene storico-culturale
Oltre che bene naturalistico, Punta Giglio è anche luogo di memoria storica e culturale, tutelato con vincolo culturale (artt. 10 e ss. Del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.). Domina la falesia l’ex batteria antinavale SR 413, costruita dalla Regia Marina intorno alla metà degli anni Trenta, e predisposta per un organico di servizio di 72 uomini. Nel perimetro della batteria sorgeva, inoltre, l’antica Torre del Giglio (Torre del Liiri; Torre di Liri), risalente alla prima metà del 1500 ma verosimilmente non più in uso già nel XVIII secolo.
Nel 1940 la SR 413 era una delle principali artiglierie fisse contro naviglio leggero e contraerei in carico alla Regia Marina e alla MILMART, ma ciò nonostante l’unico evento di rilievo in cui fu coinvolta avvenne la notte tra il 31 luglio ed il 1 agosto del 1941. Favoriti dall’oscurità, due cacciatorpediniere inglesi “Cossack” e “Maori”, appartenenti alla “Forza H” di Gibilterra, aprirono il fuoco su Monte San Giuliano e sulle colline che dominano Torre Nuova. La batteria non rispose al fuoco, benché fosse stato dato l’allarme e i serventi fossero pronti ai pezzi. Giudicato dalla Corte Marziale, l’allora Comandante fu assolto poiché non aveva ricevuto l’autorizzazione al fuoco da parte del suo Comando superiore. La batteria fu ceduta al Regio Esercito il 27 ottobre 1943, assumendo la denominazione di 270ª batteria da posizione costiera.
In disuso dalla II guerra mondiale, la batteria è la costruzione che è stata «riqualificata» dalla cooperativa Quinto Elemento per crearvi un «museo a cielo aperto». La struttura originaria è stata, però, in parte modificata, non sono più visibili le cucine, le latrine, i dormitori comuni, divenuti stanze del «rifugio di mare» che ospiterà i turisti, e la cisterna di raccolta d’acqua diverrà (dopo essere stata scoperchiata) una «vasca ludica», ovvero una piscina di 18 x 3m.
Un esempio virtuoso di recupero e valorizzazione delle specificità storico-culturali avrebbe, invece, potuto essere offerto dalla Batteria militare di Talamone a Palau, oggetto di restauro conservativo da parte del FAI.
Punta Giglio: il bene comune
Il sito di Punta Giglio è sempre stato visitato da migliaia di persone in ogni mese dell’anno, turisti di ogni parte del mondo e moltissimi sardi e algheresi per i quali il promontorio con la sua falesia e gli edifici storici rappresenta un Bene comune, a disposizione della collettività per attività all’aria aperta, camminate, escursioni sportive e didattiche, eventi culturali in una natura incontaminata, protetta dall’antropizzazione, dove non era raro imbattersi in animali selvatici e, in estate, si poteva ascoltare il canto delle berte. Tutte attività che si potranno continuare a svolgere, ma convivendo ora con un’attività ricettiva che certo non sarà di massa, ma prevede il passaggio di mezzi elettrici per portare in cima alla falesia cibo, acqua, ricambio biancheria, nonché i turisti con i propri bagagli.
Il sito si è sempre potuto visitare liberamente o con l’accompagnamento di guide autorizzate dal Parco, nel pieno rispetto dell’habitat naturale e delle stringenti norme di una zona protetta, che non prevedono l’ingresso né di mezzi a motore né di animali domestici, la raccolta di fossili e minerali, sabbia e rocce, il danneggiamento della flora e della fauna, l’accesso nelle aree di nidificazione degli uccelli, la produzione di rumori. Tutti divieti non rispettati durante i lavori per realizzare il «Rifugio di mare» (vd. oltre).
Il bando Cammini e percorsi
Il Comune di Alghero, il 12/7/2017, firma un Protocollo d’Intesa con l’Agenzia del Demanio per inserire il sito di Punta Giglio all’interno del Bando Cammini e percorsi, rientrante nel più ampio programma Valore Paese – Italia, relativo al recupero e alla valorizzazione (anche a fini economici) di beni demaniali in disuso o sottoutilizzati (fari, caserme, postazioni, ecc.).
Punta Giglio è l’unico sito, tra quelli messi a bando, che ricade in una zona SIC e ZPS, nonché l’unico situato a oltre 4 KM dai centri abitati: il che ha comportato lo scavo del terreno, con mezzi pesanti, di una zona protetta, per dotare il «Rifugio di mare» degli allacci alla rete idrica, fognaria ed elettrica. Tali lavori sono, inoltre, stati svolti tra maggio e ottobre, ovvero durante il periodo di nidificazione delle specie protette.
Ciò che il Comitato contesta non è, ovviamente, la libera iniziativa della Cooperativa Quinto Elemento, quanto il fatto che un sito SIC e ZPS sia stato messo a bando, e il successivo iter autorizzativo.
L’iter autorizzativo
Dopo l’aggiudicazione alla cooperativa “Il Quinto Elemento”, l’Ente Parco manifesta varie perplessità sulla concessione, ritenendo il progetto non compatibile con l’area naturalistica protetta. Anche la Soprintendenza sassarese per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e Comune di Alghero, in un primo momento, cassa il progetto vincitore, che prevedeva ben 70 posti letto, oltre il punto ristoro da 100 coperti. Su indicazione della Soprintendenza, quindi, i posti letto vengono ridotti a 21, e i coperti a 50 interni e 30 esterni.
L’Ente Parco stipula quindi la convenzione con la Coop Quinto Elemento, e gli uffici comunali algheresi superano gli ostacoli posti dalle norme urbanistiche per il cambio di destinazione d’uso (vd. verbale della Conferenza dei Servizi del 6.10.2020). Come dichiarato dall’ing. Michele Fois, dirigente comunale: «non è stato semplice ricondurre il progetto a un alveo di conformità urbanistica», in quanto l’area è zona “G”, servizi generali d’interesse pubblico, dove non possono sorgere esercizi ricettivi-commerciali privati, per cui il progetto deve esser disegnato quale struttura museale e di servizio al Parco.
Insomma, urbanistica creativa. E il «Rifugio di mare» diviene il MAPS, il Museo Ambientale di Punta Giglio.
Fonte: immagine tratta da sardegnainblog.it
Si giunge così all’ottenimento di tutte le concessioni necessarie e all’emanazione del provvedimento unico SUAPE n. 79967/2020 del 28 ottobre 2020, condizionato però a una serie di ulteriori approfondimenti; e della procedura di valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.), mentre l’Azienda speciale per la gestione del Parco esprime varie prescrizioni, chiedendo, fra l’altro, «che tutte le attività di cantiere, sia per gli interventi sui manufatti, sia per le sistemazioni esterne, che si attuano a meno di 100 metri dal margine di falesia, siano interrotte nel periodo compreso fra il 15 marzo e il 30 settembre dell’anno solare». Così non è stato. I lavori si sono svolti tra maggio e ottobre, nonostante (peraltro) il 3 agosto fosse scaduta l’ultima proroga per il termine ultimo dei lavori (per una più puntale cronistoria si veda l’articolo del Gruppo d’Intervento Giuridico)