Lottare per nostra sorella Madre Terra

Lottare per nostra sorella Madre Terra

LOTTARE per NOSTRA SORELLA MADRE TERRA, significa LOTTARE per la SALUTE DI TUTTI!

In occasione della 16a Giornata per la Custodia del Creato svoltasi presso la sede del Parco di Porto Conte Alghero il 18 settembre 2021, dopo aver salutato e ringraziato gli organizzatori e i presenti, ho letto questo documento scritto a più mani e condiviso dal Comitato Punta Giglio Libera.

Il Tema della giornata odierna è “Transizione ecologica e nuovi stili di vita”. Vorrei iniziare dicendo subito che un “nuovo” stile di vita da proporre a tutti è l’impegno e la lotta per la difesa di “Nostra Sorella Madre Terra” come condizione per la salute della collettività dei Viventi, di Tutti i Viventi.

Come tanti altri nostri contemporanei (fedeli cattolici e non) anche molti di noi sono stati positivamente colpiti dalle parole usate da Papa Francesco nel luglio del 2015, nel corso della sua visita in Sud America, in occasione di un incontro a Santa Cruz de la Sierra (in Bolivia) davanti ad una assemblea internazionale di rappresentanti dei “movimientos populares”, ossia delle organizzazioni delle popolazioni indigene, delle comunità andine, dei comitati e dei sindacati dei lavoratori, dei contadini, dei minatori, degli studenti, degli ambientalisti, ecc. In sintesi, allora il Papa, che aveva da poco (qualche mese prima) pubblicato l’enciclica “Laudato si’”, ringraziò tutti i partecipanti per la testimonianza che stavano offrendo al mondo, non di “pazienza nel sopportare le sofferenze”, ma di mobilitazione e lotta, in tante situazioni locali, contro l’ingiustizia, contro lo sfruttamento, contro l’accaparramento delle risorse, contro l’abuso e l’inquinamento, chiedendo di continuare nell’impegno in difesa di “Nostra Sorella Madre Terra”(espressione che ci ha insegnato Francesco d’Assisi). Papa Francesco fece capire che proprio dall’intensità delle lotte si può comprendere l’urgenza delle questioni poste di fronte a tutti i cittadini del mondo e l’importanza dei valori e delle istanze che si rappresentano.

Papa Francesco, in parole comprensibili a tutti, in quella occasione esprimeva anche i principi di quella sua idea di “ECOLOGIA INTEGRALE” che è sì “ECOLOGIA DELL’AMBIENTE” (della Terra, della Natura) che si concretizza appunto nella cura della “Nostra Sorella Madre Terra” e nel rispetto di tutte le altre forme di vita che accoglie (BIODIVERSITA’), ma è anche “ECOLOGIA UMANA” che si concretizza nel prenderci cura, fra di noi, degli ultimi, degli esclusi, secondo un’attitudine che richiede solidarietà e corresponsabilità fra le persone, superando con coraggio il paradigma egoistico e utilitaristico che vuole imporre su tutto il calcolo del profitto economico per venerare il Denaro, divinità potente, corruttrice, senza vita propria, ma che domina la vita della nostra società.

Ecco noi ci sentiamo profondamente vicini agli ideali che muovono i movimenti popolari di lotta che in quella occasione Papa Francesco salutò e incoraggiò. 

Il nostro impegno (che portiamo avanti con continuità ormai da diversi mesi, fin dallo scorso febbraio, quando abbiamo costituito il COMITATO PUNTA GIGLIO LIBERA, riunendoci in assemblea settimanalmente all’aperto, in un luogo pubblico), è il risultato di una mobilitazione dal basso, con una partecipazione che ha meravigliato tutti, e anche noi che ne siamo stati i promotori.

Il nostro impegno è rivolto a supplire ad una clamorosa mancanza e a quello che ci è apparso in tutta evidenza come il fallimento del compito assegnato alle stesse istituzioni che avrebbero dovuto perseguire il fine della rigorosa applicazione delle norme di tutela ambientale, di salvaguardia del patrimonio collettivo rappresentato dalla eccezionale Biodiversità botanica e faunistica presente nel nostro territorio, soprattutto in un contesto paesaggistico straordinario come Punta Giglio.

Siamo, a tutti gli effetti anche noi un “movimento popolare” in lotta, la nostra è una vasta comunità, (costituita non solo da cittadini algheresi e sardi): il Comitato può contare sull’appoggio di migliaia di persone (sono oltre 200 i promotori, sono oltre 8.000 le persone che seguono la nostra pagina sui social, oltre 6.000 quelle che hanno sottoscritto il nostro appello sul portale change.org, oltre 3.500 quelle che hanno apposto la loro firma al nostro appello, su moduli cartacei che poi sono stati consegnati a varie autorità fra cui il Sindaco di Alghero) persone che chiedono che a Punta Giglio vengano rispettate con rigore tutte le norme di salvaguardia previste in ambiti già definiti di massima tutela. In effetti si tratta di una zona di salvaguardia naturale ai sensi del Piano Regolatore vigente, all’interno della fascia costiera oggetto della tutela del Piano Paesaggistico Regionale, un’area del Parco Naturale Regionale di Porto Conte, Sito di Importanza Comunitaria e Zona di Protezione Speciale, facente parte della Rete Natura 2000 dell’Unione Europea, e i fabbricati presenti costituiscono un compendio sottoposto a vincoli monumentali.

Grande è stato il nostro sgomento nell’accorgerci che tutte queste difese non erano bastate a scongiurare lo sciagurato proposito di “valorizzazione” dei fabbricati di proprietà del Demanio pubblico in funzione turistica, manufatti storici che, anche se restaurati, perderebbero la loro identità, diventando di fatto un albergo con ristorante e piscina, e l’attività prevista (secondo anche autorevoli pareri scientifici) sarebbe di pregiudizio per alcune specie protette per le quali il sito in questione rappresenta l’habitat ideale e indispensabile per la riproduzione.

In questo caso, a nostro avviso, non è stato adottato con rigore e scrupolo il vincolante principio di precauzione.

INOLTRE, nell’iter autorizzativo dell’intervento in questione, in ben tre momenti c’è stato un gravissimo furto di prerogative democratiche. Si è di fatto approfittato anche della drammatica circostanza del lockdown per evitare il controllo della comunità sulle scelte che si stavano facendo di trasformazione, scelte di trasformazione con un cambio di destinazione d’uso del tutto incongruo a quel contesto, oltre che in contrasto con la normativa vigente e con autorevoli pareri scientifici. Anche con una segnalazione all’autorità giudiziaria abbiamo evidenziato l’inaccettabile forzatura delle norme vigenti, scavalcate con vari escamotages che offendono l’intelligenza e, in alcuni passaggi, anche il senso del ridicolo. Basti ricordare il parodistico accostamento caserma alloggio per la truppa durante la guerra, uguale struttura ricettiva per turisti in vacanza.

In questa inquietante vicenda ci siamo sentiti defraudati, abbandonati da istituzioni, partiti politici, in parte anche dalle associazioni e ci siamo sentiti vittime di una beffa; c’è stato un “vulnus”, una vera e propria ferita della democrazia, una sottrazione di diritti fondamentali inalienabili della comunità.

Ci sentiamo i prosecutori delle lotte che fra gli anni ‘70 e ‘90 del secolo scorso portarono alla realizzazione del sogno collettivo dell’istituzione del Parco Naturale Regionale di Porto Conte al fine di preservare un eccezionale patrimonio paesaggistico e ambientale sottraendolo a mire speculative per consegnarlo il più possibile integro alle future generazioni. Alcuni di noi hanno fatto parte di quella minoranza che a partire dagli anni ‘70 ha ritenuto importante impegnarsi per sottrarre il nostro eccezionale territorio alle pulsioni edificatorie che stavano snaturando gran parte delle coste della Sardegna, alcuni di noi hanno militato poi nel Comitato per il Parco Naturale di Porto Conte nato nel ‘91, la cui parola d’ordine era “Diamo vita al Parco”. L’Istituzione del Parco il cui iter si compì fra il 1995 e il 1999 fu per noi la realizzazione di un sogno collettivo.

La lotta per una causa comune (e naturalmente questo vale specialmente per la lotta per la nostra casa comune, nostra Sorella Madre Terra) è produttrice di gioia, ci siamo detti, anche se non dovesse raggiungere tutti gli obbiettivi che ci siamo posti. Perché lo scopo della nostra mobilitazione non è la conquista del momentaneo esercizio del potere formale sulle decisioni politico-amministrative ma la condivisione di un punto di vista fra affratellati, che si fonda sul patto d’uguaglianza fra tutti i cittadini, ovvero la costruzione di una comunità di liberi, un soggetto collettivo capace di rivendicare diritti uguali per tutti e difenderli dai soprusi degli egoismi privati. Esserci incontrati, amici fraterni, compagni nella lotta, animi miti e indomiti, è significato scoprire insieme che c’è ancora una residua risorsa soggettiva su cui si può contare e su questa poggiare la speranza in un altro mondo possibile: questo è il regalo più bello che Punta Giglio ci ha fatto.

Non siamo dei sobillatori di discordia, come qualcuno ci vorrebbe descrivere, siamo semmai seminatori di “scrupoli” ossia di una speciale sollecitudine per la difesa della Vita, nella sua accezione più ampia, dell’interesse collettivo, coerentemente ai principi che oggi possiamo ritrovare anche nella rivoluzionaria enciclica “Laudato si’”.

Sappiamo che l’espressione “pieno di scrupoli nell’agire” in latino è tradotta dal termine “religiosus”. L’attenzione rivolta alla cura della casa comune va considerata una forma di religiosità, laica, che ci può accomunare tutti, credenti e non credenti. E a tutti Papa Francesco nella sua enciclica rivolge il suo appello universale.

Purtroppo oggi è diffusa una sottocultura, che è divenuta dominante, una attitudine “senza scrupoli”, che spudoratamente a volte si colora, si incipria superficialmente, anche di “verde”. Una visione che si è abituata ultimamente ad usare termini come “valorizzazione dell’ambiente”, parla di “green economy”, riconversione ecologica… e, anziché pensare alla bonifica della aree industriali devastate e abbandonate da precedenti fallimentari modelli di sviluppo, pensa invece ad investimenti profittevoli di capitali nell’industria, in vari settori, compreso quello immobiliare-turistico, senza scrupoli per le conseguenze degli impatti che potrebbero danneggiare proprio altri luoghi, scelti perché più attraenti, preziosi per il patrimonio di Biodiversità che ospitano. Abbiamo l’impressione che si vorrebbe piegare ogni angolo di “Nostra Sorella Madre Terra”, senza nessuna eccezione, al servizio di ogni possibile sfizio, privato ed elitario, riducendo tutto al calcolo del vantaggio economico secondo una pretesa di primato della specie umana su tutte le altre forme di vita. Costi quel che costi. È ancora una volta un’economia “estrattiva”, “di rapina”, “colonialista”, che colpisce le bellezze del “Creato” per generare profitti, banalizzando e impoverendo i luoghi, imbrogliando e espropriando, le comunità interessate alla loro tutela, che hanno a cuore quei luoghi e che tanto hanno fatto in passato e fanno, per la loro salvaguardia.

La Salute di tutti ha per condizione l’integrità dell’Ambiente, del Paesaggio, della bellezza della Natura; la cura e il godimento dei benefici di “Nostra Sorella Madre Terra” non è un lusso per pochi ricchi privilegiati. L’Ambiente, il Paesaggio e la bellezza della Natura rappresentano una ricchezza della comunità, un bene inalienabile, da godere in maniera condivisa senza privatizzazioni, banalizzazioni e abusi. E’ “olio profumato” destinato al figlio dell’uomo, “homo dolens” rappresentante e difensore dei poveri, dei sofferenti, della moltitudine umana esclusa, da liberare, da emancipare dall’inganno e dallo sfruttamento; “olio profumato” riservato per il figlio dell’uomo che viene, ossia alle future generazioni, “ciascuna con la sua seppur debole forza messianica” (Walter Benjamin), in cui, nonostante tutto, riponiamo ancora la nostra fiducia.

Ciò che muove il Comitato Punta Giglio Libera è lo scrupolo nei confronti della “Sorella Madre Terra” e verso tutte le forme di Vita che essa contiene. La sacralità e il rispetto di ogni vivente deve essere un riferimento per tutti. Ci vien chiesta una cura e una attenzione nell’agire, nel pieno rispetto della Vita e della “sacralità dei luoghi” come Punta Giglio da cui si alza, dalle stesse pietre e dalle comunità dei viventi, una preghiera silenziosa, non verbale e un invito alla meditazione. E’ una occasione per una riconciliazione con l’Esistenza, con la contraddittoria, problematica esperienza che ci è dato di vivere nella nostra società opulenta. Questo era ed è tuttora per noi, nonostante le ferite che le sono state inferte, PUNTA GIGLIO.

Molti, nel corso di questi mesi, hanno definito Punta Giglio un “PARADISO”. Ma non si entra in Paradiso bussando alle porte dei potenti della Terra, non si entra in Paradiso forzando le sue porte e facendosi beffa della comunità, non si entra in Paradiso per “cambiar vita” con un investimento che di “etico” ha ben poco. Il Paradiso non è un luogo remoto, un rifugio, “banalizzato a struttura ricettiva e di ristoro” in cui traslocare per scappare dallo stress metropolitano e spassarsela praticando magari sport impegnativi, estremi, senza porsi lo scrupolo di quanto queste nostre attività di svago possano danneggiare altre comunità di viventi (come per esempio l’avifauna migrante che nidifica sulla falesia). “Cambiare stili di vita”, non può passare per la realizzazione di un sogno privato che si trasforma in un incubo per molti altri nostri simili e in una minaccia per altre comunità di viventi.

Non demonizziamo nessuno. Ma non sopportiamo che qualcuno, fosse anche nostro fratello, costruisca il suo “paradiso personale” a scapito del “Bene Comune”, condiviso e goduto collettivamente. “Il regno dei cieli è fra di noi” (come ci è stato insegnato), il Paradiso non è un luogo, ma attiene alla qualità delle relazioni fra le persone e oggi possiamo aggiungere anche “fra le tante comunità di viventi – (BIODIVERSITA’). “Guardate i fiori dei campi… Guardate gli uccelli dei cieli…”

Noi, in un certo senso in questa sciagurata vicenda che per certi versi ci divide, ci sentiamo rappresentanti degli esclusi, dei defraudati, dei derubati delle prerogative della comunità che attengono a diritti fondamentali inalienabili di tutte le persone. Anche per questo rivendichiamo il rigoroso rispetto delle procedure democratiche (che non c’è stato) e siamo intenzionati a fare di tutto perché PUNTA GIGLIO, oggi sofferente vittima di una inaudita violenza, non diventi un “Paradiso perduto” definitivamente, per tutti.

Certo la bellezza e la forza del luogo è superiore al male che a quel luogo è stato fatto. Forse solo noi sappiamo quanto è grave l’offesa ricevuta? Forse solo noi soffriamo per una violazione che è avvenuta?

Per questo, come COMITATO PUNTA GIGLIO LIBERA, abbiamo intenzione di proseguire nel nostro impegno e nella lotta perché si rispettino nella maniera più rigorosa i criteri di salvaguardia della Biodiversità botanica e faunistica, ossia di tutte le comunità dei viventi tutelate dal Parco, dal SIC e dalla ZPS.

Sì, per tutto questo, come COMITATO PUNTA GIGLIO LIBERA, abbiamo intenzione di proseguire nel nostro impegno. Grazie d’averci dato la possibilità di intervenire, grazie a tutti per averci ascoltati.

Giovanni Oliva