Punta Giglio Libera ha partecipato quest’anno a Monumenti Aperti presso lo stagno del Calich: ecco alcune testimonianze e immagini del 13 e 14 maggio scorsi:
Lo slogan dell’edizione 2023 di Monumenti Aperti è stato “Pratiche di meraviglia”. Quale migliore occasione per affermare che la NATURA è un meraviglioso Monumento a disposizione di Alghero e ribadire che la NATURA è il principale motivo perché Alghero attrae tanti visitatori?
Abbiamo quindi raccolto l’invito a partecipare all’incontro con la popolazione, organizzato dalla Fondazione Alghero, proponendo l’Associazione Punta Giglio Libera per presidiare il Monumento Stagno del Calich.
Con la disponibilità e l’impegno di diversi iscritti e simpatizzanti siamo riusciti a garantire il presidio e la fruizione dell’area birdwatching del Calich lungo il Viale Burruni, accompagnando i visitatori a conoscere la storia e le meraviglie naturali del Calich.
Grazie alla disponibilità del biologo ambientalista Toni Torre, di Francesco Guillot (responsabile Regionale della LIPU) e di Gabriella sono state messe a disposizione dei visitatori tre postazioni attrezzate con cannocchiali per l’avvistamento delle specie che popolano lo stagno e con il loro qualificato apporto si è aggiunto valore alla due giorni di presenza al Calich, contribuendo significativamente ad arricchire i racconti di storia e caratteristiche dello stagno e del Parco di Porto Conte, del quale lo stagno fa parte.
Abbiamo avuto inoltre la presenza di Ferruccio Caneo, presidente dell’Associazione pescatori dello stagno del Calich che, accogliendo il nostro invito, ha raccontato alcune vicende poco conosciute della vita e delle attività specifiche dello stagno.
L’auspicio è che la nostra associazione riesca a replicare (e magari a migliorare) la presenza e l’impegno anche per le prossime edizioni di Monumenti Aperti.
Andrea
La XXI edizione di Monumenti Aperti di Alghero quest’anno si è arricchita della partecipazione e disponibilità dell’Associazione Punta Giglio Libera, che si è proposta per illustrare ai visitatori la bellezza dello Stagno del Calich con i suoi MONUMENTI NATURALI – flora e fauna. L’impegno è stato facilitato dall’importanza del sito, di grande interesse naturale – soprattutto riguardo l’avifauna, e anche dalla esposizione delle particolarità del luogo, magari non completamente esaustiva, da parte dei nostri soci. In compenso, agli orari previsti, sono stati presenti noti esperti del settore (dott.Guillot e dott.Torre) ed il presidente della Cooperativa Pescatori del Calich, che hanno risposto alle curiosità dei più esigenti. Abbiamo potuto divulgare i contenuti della giornata anche a visitatori stranieri che, numerosi, hanno chiesto delucidazioni e che sono stati soddisfatti dalle nostre socie poliglotte. Il tempo è stato piacevole ed ha favorito la passeggiata nel giardino, soprattutto durante i pomeriggi, dei visitatori. Unica, particolare osservazione: molti, troppi, cittadini algheresi non sapevano neanche dell’esistenza di questo meraviglioso giardino naturale all’interno del territorio comunale. In effetti, il luogo non è ben segnalato e, soprattutto, è difficilmente raggiungibile in macchina, ed, essendo possibile parcheggiare solo sul lato opposto alla riva dello stagno, è necessario attraversare il Viale Burruni, dove le auto, nonostante i divieti, transitano ad elevata velocità. Un nostro socio, Andrea, si è improvvisato “parcheggiatore” ed ha aiutato i visitatori ad attraversare in relativa sicurezza. Seguono foto dei momenti salienti della giornata, soprattutto quelli con gli specialisti e le osservazioni con i cannocchiali messi a disposizione dalla LIPU.
Licia
Il 13 e il 14 maggio li ho passati al Calich per Monumenti Aperti, chiacchierando con tanta gente del poco che so su questo stagno retrodunale ed imparando cose nuove da persone molto più esperte di me. È stato faticoso, interessante e divertente. Lo stagno è bellissimo, anche in questa stagione che non è la migliore per l’osservazione degli uccelli. Una piccola oasi in città, da conoscere e proteggere. Il nome Calich probabilmente viene dalla forma a calice o forse dal nome della parte finale delle peschiere, che rifornivano di pesce gli algheresi anche quando il mare era agitato. Il presidente della cooperativa pescatori, il signor Caneo, ci ha detto che lo stagno è ancora molto ricco di sgombri, orate, spigole etc. e dà lavoro a sette famiglie di pescatori, ma si potrebbe fare di più. Pare che da qualche anno sia presente un’alga collosa, che si appiccica alle reti ed è difficilissima da staccare, tanto da costringere i pescatori a cambiare le reti ogni pochi mesi. L’acqua è salmastra, un canale all’altezza del ponte di Fertilia mette lo stagno in comunicazione col mare e fa entrare acqua salata. Molta acqua dolce arriva dal rio Barca e dai suoi affluenti Filibertu, Sassu e Serra. Altra acqua dolce arriva dal collettore della Nurra, 420 km quadrati di bacino imbrifero che dal tempo delle bonifiche negli anni ’30 e ’80 del Novecento rende variabile la salinità dello stagno, tra periodi piovosi e no. Nella bonifica degli anni ’80 sono stati rettificati i bordi dello stagno, distruggendo habitat importanti per la nidificazione e la pastura dell’avifauna; ora pian piano la zona si sta rinaturalizzando. Poi c’è il depuratore di Alghero, altra acqua dolce che, se sottoposta a fitodepurazione, potrebbe essere utilizzata in agricoltura, invece va ad arricchire di nutrienti lo stagno, in cui specie quando fa caldo, si sviluppano molte alghe che si riversano in mare con la marea e deviate verso Maria Pia ed il lido dai moli del porto di Fertilia causano la famigerata marea gialla. Con la bassa marea, il dottor Guillot ci ha fatto notare degli strani piccoli isolotti, costruiti dagli esoscheletri delle colonie di mercerelle, vermi di origine australiana arrivati nel Mediterraneo con le acque di sentina delle navi. Molto infestanti, sono capaci di costruire veri sbarramenti. Ho fatto notare a tutti coloro con cui ho parlato un bel tratto del perfetto muretto a secco che delimitava l’antica strada del Calich, realizzata probabilmente tagliando le pietre da alcuni affioramenti di roccia calcarea presenti vicino allo stagno. Presenti ovunque tracce di cinghiali, vere e proprie arature. Molti pini sono abbattuti al suolo o pendono nell’acqua ai bordi dello stagno, a causa del vento e dei parassiti; li lasciano lì come riparo per pesci e uccelli, ma a me fanno un po’ paura: gli incendi sono un pericolo anche vicino all’acqua.
Ai sostenitori delle Associazioni impegnate nella difesa della Zona di Protezione Speciale per la biodiversità mediterranea (ZPS) e Sito d’Interesse Comunitario (SIC) di Punta Giglio – Capo Caccia – Foradada.
Il 19 maggio si è tenuta, presso il Giudice di Pace a Sassari, la quarta udienza del procedimento aperto in seguito alla “denuncia-querela” presentata dal presidente della Società “Il Quinto Elemento”, concessionaria dell’ex-casermetta di Punta Giglio, contro l’allora presidente del Comitato “Punta Giglio Libera”, Giovanni Oliva, e contro i componenti Salvatore Scala e Roberto Murru, accusati di aver oltrepassato, nell’estate del 2021, i confini del “cantiere dei lavori in corso”, denunciati per il reato d’invasione di fondo altrui e difesi dagli avvocati Elias Vacca e Andrea Devoto. L’episodio oggetto della denuncia risale al 27 giugno di due anni fa, quando, secondo l’accusa, come si legge in una nota diffusa dalle Associazioni impegnate nella tutela della Zona di Protezione Speciale (ZPS) di Punta Giglio, i tre componenti del Comitato erano stati visti camminare lungo il sentiero che porta alla falesia, in un’area demaniale di libero accesso che il denunciante considerava appartenente al cantiere. L’udienza era programmata per l’esame dei tre testimoni indicati dal Pubblico Ministero: il vicepresidente della Società concessionaria, Matteo Mangili, il custode notturno dell’area di “cantiere” e il maresciallo dei carabinieri, che aveva svolto gli accertamenti per risalire alle generalità dei tre imputati. Il vicepresidente del Quinto Elemento, Mangili, non si è presentato. Il custode del “cantiere” è stato esaminato dal Pubblico Ministero, dall’avvocato della Cooperativa e dagli avvocati degli imputati su quanto da lui osservato la domenica del 27 giugno 2021. In particolare, sollecitato dalle domande della difesa, ha riferito che la strada era percorribile e che il cantiere a lui affidato era in realtà quello dei lavori in corso nell’ex batteria antinave. L’udienza per l’esame del teste Matteo Mangili è stata quindi rinviata al 15 settembre. All’esterno della Corte d’Appello una quindicina di soci e sostenitori dei movimenti per la tutela della ZPS di Punta Giglio hanno testimoniato la loro solidarietà con gli imputati. Sul contesto politico e sulle circostanze in cui si svolse la vicenda, concomitante con la “manifestazione-passeggiata per sentieri e fortini nella borgata di Maristella”, indetta per chiedere la sospensione dei lavori per i collegamenti della rete idrica e fognaria, alleghiamo la nota sottoscritta, in occasione della precedente udienza, dalle seguenti associazioni:
Comitato Punta Giglio LiberaItalia Nostra Sardegna LIPU Sardegna Assemblea Natzionale Sarda Caminera Noa Comitato Parco Nord Ovest Sardegna Earth Gardeners Sassari Sa Domo de Totus Sardenya i Llibertat Alghero Siamo Tuttimportanti Sassari
Venerdì 19 maggio2023 si terrà, presso il Giudice di Pace a Sassari, la quarta udienza del procedimento aperto in seguito alla “denuncia-querela” presentata dal presidente della Società “Il Quinto Elemento”, concessionaria dell’ex batteria antinave SR413 di Punta Giglio, contro l’allora presidente del Comitato “Punta Giglio Libera”, Giovanni Oliva, e contro i componenti Salvatore Scala e Roberto Murru, accusati di aver oltrepassato, il 27 giugno del 2021, i confini del “cantiere dei lavori in corso”, denunciati penalmente per il reato d’invasione di fondo altrui e difesi, com’è noto, dagli avvocati Elias Vacca e Andrea Devoto.
L’udienza, convocata per le ore 10,00, presso la Corte d’Appello via Budapest 34 (zona Monserrato), sarà dedicata all’interrogatorio di tre testimoni indicati dal Pubblico Ministero.
Chi vuole può testimoniare con la presenza la sua solidarietà.
Nel mondo al revés dell’attuale gestione del Parco Naturale Regionale di Porto Conte siamo ormai al paradosso che un’area Natura 2000, il cui scopo è “garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario”, viene abusata e commercializzata per cerimonie e ricevimenti di nozze.
Ebbene sì, a Punta Giglio l’ultima trovata per fare cassa è l’uso di una falesia protetta per ospitare un matrimonio e, per coronare l’assurdo, la stampa locale ha dato il suo contributo parlando di grande evento promotore del turismo ad Alghero e addirittura di “primo matrimonio sostenibile”!
Che questa propaganda la porti avanti la società che gestisce il Rifugio di Mare non meraviglia, ma lascia veramente perplessi che anche i quotidiani locali, senza alcun serio approfondimento, si lascino strumentalizzare e facciano pubblicità gratuita a ciò che, in fin dei conti, è solo business.
Con queste premesse, dati i tempi che corrono e il plauso che queste iniziative raccolgono, prepariamoci perché questo primo cattivo esempio verrà, purtroppo, seguito da molti.
Ancora una volta, i concessionari del Rifugio di Mare rilanciano una pluralità di proposte commerciali, smentendo le iniziali dichiarazioni d’intenti e gli impegni assunti pubblicamente: lo stile rifugio, il punto di ristoro per camminatori e ciclisti, i pasti frugali, l’uso del mezzo elettrico per soli disabili.
Di fronte a questo ennesimo episodio di privata mercificazione di un Bene Comune, reiteriamo le domande che da subito abbiamo posto in questi anni: quale effettivo controllo sta attuando l’Ente Parco? Ha completamente abdicato alla sua funzione di protezione del territorio che dovrebbe tutelare? Esistono dei limiti che i concessionari dovrebbero non oltrepassare o gli è stata data carta bianca così che nel giro di qualche anno non ci sarà veramente più niente da proteggere? Di quale piano di gestione si è dotato il Parco in modo che esistano delle regole alle quali i concessionari debbano attenersi? L’Ente Parco esplica, insomma, le sue funzioni di controllo su ciò che avviene dentro il territorio affidatogli? Pare proprio di no. A chi risponde il Parco per la sua connivente inerzia? Non sente il direttore la necessità morale di tutelare il patrimonio di biodiversità delle aree del Parco che dovrebbero esser sottoposte a maggiore tutela? Perché non verifica, insieme agli altri Enti di controllo, se la società che ha in concessione il bene stia effettivamente rispettando i limiti imposti dalla concessione stessa?
Qualcuno ha autorizzato tutto ciò che è stato progressivamente aggiunto dopo i lavori di restauro e l’istituzione del “Museo” – ristorante, bar, matrimoni, party, aperitivi serali, illuminazione notturna, introduzione di animali domestici, massaggi, numerologia, yoga? Sono stati effettuati i dovuti controlli? È tutto consentito e lecito?
Autorevoli organismi scientifici suggeriscono una limitazione del carico antropico e invece assistiamo a un crescendo di iniziative che lo aumenteranno in modo esponenziale; è stata segnalata la necessità di una limitazione dell’illuminazione notturna ma si organizzano ricevimenti, aperitivi e party notturni; è stato denunciato il danno che il rumore arreca alle specie (ricordiamocelo, questo è periodo di riproduzione e l’attenzione dovrebbe essere massima) e si moltiplicano, al contrario, le occasioni di disturbo.
Inoltre come possono tutte queste attività conciliarsi con lo spirito e gli obiettivi del Bando Cammini e Percorsi? Cosa c’entra un ricevimento di nozze con il supporto al viaggiatore lento (turista, camminatore, pellegrino e ciclista) auspicato dal bando di gara del progetto? E cosa c’entra con la concessione ottenuta per l’esercizio di una casa per ferie e con l’impegno assunto a gestire un “museo a cielo aperto”?
In sintesi ricordiamo che la rete Natura 2000 non è stata pensata per fornire suggestive location per matrimoni, aperitivi, cene speciali per San Valentino.
Il Comitato Punta Giglio Libera presenta: “Fiori e Ricordi a Punta Giglio” da un’idea di Roberto Barbieri con Ignazio Chessa e Roberto Bilardi, 29 aprile 2023 ore 18 e ore 20 al Lo Teatrì in via Manzoni 85 ad Alghero (SS).
Mi è venuta voglia di parlarne. O non serve parlarne perché tanto è tutto uno scherzo?
In effetti la cosa ha dell’incredibile, sembra davvero una burla.
Siamo stati avvertiti: per il “Primo Aprile” è prevista l’inaugurazione ad Alghero di una RUOTA PANORAMICA. La notizia suona un po’ come l’annuncio che saremo vittime di uno scherzo di cattivo gusto e chissà quanti rideranno di noi beffati. L’amministrazione comunale di Alghero, proprio il Primo Aprile, appenderà sulla schiena dei suoi cittadini un pesce (un pesce stantio, sgradevole per tutti i sensi): una ruota panoramica (la più grande della Sardegna, si promette) sarà piazzata in bella vista nel centralissimo Piazzale della Pace.
Sì, che ci piaccia o non ci piaccia, la ruota panoramica, a meno di qualche intoppo burocratico provvidenziale o un ravvedimento dell’ultim’ora, diventerà prossimamente un elemento dominante del nostro paesaggio urbano (skyline).
Ma non era sottoposto a tutela?
Evidentemente l’idea piace molto agli attuali amministratori. E questo basta?
Cosa ne pensano i residenti? Se ne sentiva davvero la mancanza di questo servizio?
E che visione, che panorama offrirà ai suoi incoscienti fruitori?
Forse quello di una città sempre più congestionata, irriconoscibile e in crisi d’identità, dove si può consumare nello stress ciò che, durante il resto dell’anno, altrove si è prodotto nello stress. Una trappola per celebrare “doverosamente” l’illusorio rito della “vacanza” secondo le più stringenti leggi della società consumistica, dove, anche la vacanza, di fatto, non è possibile viverla nel “regno della libertà”, ma solo entro i binari dettati del sistema degli affari economici, per cui ogni esperienza che viene reclamizzata come “rigenerante” deve stare dentro le regole dello scambio monetario che genera profitti. Non può restare gratuita, al di fuori della “regola aurea” del profitto privato. Anche ciò che dovrebbe curare gli effetti dello stress accumulato, deve rientrare nel sistema, deve produrre affari, produrre profitti; si impone un movimento circolare dal quale non si può sfuggire. E così la ruota panoramica fa venire in mente proprio la ruota su cui corre il criceto in gabbia. Gli etologi ci fanno sapere che per i criceti in gabbia la ruota funziona come un necessario attrezzo antistress che supplisce alla mancanza di libertà di correre in spazi aperti. Ma è lo stesso povero criceto intrappolato che la muove.
La ruota panoramica, con vista sul deserto di cemento (“beton wüste”, definisce una guida turistica tedesca i nuovi quartieri), sulla discutibile qualità dell’area urbana mal edificata per accogliere quanta più popolazione di vacanzieri, rappresenta emblematicamente questo paradosso: l’attrezzo antistress è di fatto mosso proprio dal faticoso lavoro di chi l’utilizza pagandone il prezzo del biglietto. Non c’è speranza di sfuggire alla pena. A ben considerare la ruota panoramica è allo stesso tempo un po’ la ruota antistress del criceto in gabbia e un po’ lo stesso ingranaggio del mostruoso macchinario nel quale siamo fagocitati e incastrati come l’operaio nel film di Charlie Chaplin “Tempi moderni”.
La ruota panoramica piazzata stabilmente come attrattiva, in una località che magari avrebbe tanto altro di assai meglio da offrire ai suoi visitatori, rievoca in effetti immagini che sono diventate icone della condizione alienata dell’umanità nella società industriale della produzione e del consumo, nella quale si è divenuti tutti propaggini e vittime delle stesse macchine. Non si scappa, non si può sfuggire alla ferrea legge che ci vuole sfruttati in ogni momento della vita, quindi anche in quello della “vacanza”, dell’”esperienza rigenerante”, del “divertimento” che dovrebbe curare lo stress. Tutto si fa attività economica, in questo caso “industria del tempo libero”, che produce profitti, anziché rendere possibili “esperienze terapeutiche” di vita, di autonomia, di gratuità, di liberazione, come può essere per esempio il trovarsi in un contesto preservato dalla privatizzazione e dallo sfruttamento consumistico. La ruota che ci spreme, inesorabile, continua a girare. E a volte assomiglia anche ad un frullatore… di cervelli.
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