MA ALLORA A CHE COSA È SERVITA L’AREA MARINA PROTETTA?
Il temerario Direttore del Parco di Porto Conte vorrebbe far credere all’opinione pubblica, ai rappresentanti e agli amministratori del territorio algherese e a quelli della Regione Sardegna, agli altri Enti e Istituzioni preposte ad esprimere giudizi in merito ai progetti per i campi boe nell’Area Marina Protetta, che le condizioni delle praterie di posidonia oceanica siano oggi talmente precarie da richiedere un intervento urgente per salvarle.
Le condizioni di questo importante habitat marino costiero da uno stato di conservazione ECCELLENTE (come è definito e certificato ufficialmente nella Dichiarazione Ambientale 2022-2025 prodotta dallo stesso Ente gestore del Parco e della AMP) sarebbero cioè crollate a picco in poco tempo in uno stato di preoccupante degrado a causa della presenza diffusa di yacht, anche medio-grandi, all’interno della rada di Porto Conte, attualmente fuori controllo?
Il Direttore del Parco allega alle sue improvvide Contro-deduzioni, alle Osservazioni nel procedimento di Valutazione di Incidenza Ambientale presentate dalle associazioni ambientaliste, una documentazione fotografica che dimostra semmai una assai sporadica presenza di yacht nella “Baia delle Ninfe”. Viene spontaneo chiedersi, ma se, come attesta il dirigente, queste imbarcazioni erano ancorate illegalmente su fondali caratterizzati da praterie di posidonia, quale azione è stata compiuta dall’Ente da lui diretto per sanzionare i trasgressori? Esiste una documentazione al riguardo che comprovi l’operato della AMP?
Esistono verbali circostanziati dai quali si possa ricavare il numero e la frequenza di questi episodi?
Appare a tutti evidente che la descrizione allarmistica della situazione nella rada di Porto Conte fatta dal direttore del Parco, posto che il degrado sarebbe eventualmente da addebitare a chi aveva il compito di esercitare la tutela in tutti modi possibili facendo rispettare le norme già esistenti, sembra funzionale unicamente a giustificare l’intenzione sciagurata di trasformare quel contesto di eccezionale valore ambientale e paesaggistico in un polo della nautica diportistica per ricchi.
Nella Relazione Generale del progetto in questione, infatti, si legge:
“… -boe di ormeggio per le imbarcazioni al diporto: queste imbarcazioni hanno la necessità di fermarsi in un punto ridossato (ovvero il più possibile protetto dall’azione del vento e del moto ondoso locale) per far svolgere all’equipaggio delle attività ludico ricreative come l’elioterapia e la balneazione durante il giorno, l’utilizzo dei mezzi ausiliari (tender, etc.) il consumo dei pasti ed il riposo diurno e notturno; pertanto la caratteristica principale di tali boe di ormeggio è quella di trovarsi in differenti posizioni dell’Area Marina Protetta, tali per cui almeno alcune di esse possano trovarsi a ridosso di un tratto di costa al variare delle condizioni meteo-marine, ovvero la direzione del vento e del conseguente moto ondoso; l’utilizzo di tali boe è da intendersi sia nelle ore diurne, tra l’alba ed il tramonto, che anche in quelle notturne tra il tramonto e l’alba, considerando che in queste ultime l’efficacia del ridosso risulta ancora più importante.”
Sì, abbiamo letto bene.
“…imbarcazioni al diporto: queste imbarcazioni hanno la necessità di fermarsi in un punto ridossato, ecc.…”
ALTRO CHE INTERVENTI NECESSARI ALLA TUTELA DELLE PRATERIE DI POSIDONIA!
Ospite dell’associazione Punta Giglio Libera-Ridiamo Vita al Parco e dell’Obra Cultural, Carlo Mannoni presenta ad Alghero, giovedì 21 novembre, ore 18:00 Sala conferenze del Quarter, il suo ultimo libro “Punta Giglio-Storia di una tutela mancata“.
Dopo i saluti dei responsabili delle due associazioni, accompagneranno l’autore nella discussione sui temi del libro Maria Antonietta Alivesi e Giovanni Oliva, a cui faranno seguito altri interventi programmati.
Nell’opera Mannoni ripercorre la complessa vicenda della concessione ai privati di un’area di otto ettari sulla falesia di Punta Giglio con i relativi beni militari dismessi, che è stata motivo di forti contrapposizioni sui temi paesaggistici, naturalistici e urbanistici del nostro patrimonio ambientale e culturale. In tale contesto descritto dall’autore, determinante è stato il ruolo svolto del “Comitato Punta Giglio Libera”, ora “APS Punta Giglio Libera-Ridiamo vita al Parco”, e dei suoi soci fondatori e aderenti, nella forte sensibilizzazione della comunità locale e nazionale e nella mobilitazione spontanea sorta in difesa della naturalità del promontorio.
“Reductio ad tritum” si potrebbe dire, ovvero banalizzazione, deturpamento, logoramento e impoverimento, per mal uso, di un eccezionale tesoro paesaggistico, fra i più belli, spettacolari e iconici del Mediterraneo: la baia di Porto Conte.
Dopo lo scempio sulla falesia di Punta Giglio, qualcuno crede che sia possibile e auspicabile trasformare “Portus Nympharum” in un polo del diportismo nautico, uno dei tanti esistenti, assecondando di fatto una sguaiata pressione turistica della nautica diportistica. Invece di richiamare tutti al massimo senso di responsabilità e a comportamenti sobri, rispettosi e informati al dovere morale di conservare il nostro patrimonio paesaggistico integro a beneficio delle future generazioni, l’Ente preposto a questo, deludendo le nostre aspettative, immagina di infrastrutturare stabili ampi campi ormeggio, disseminandoli nel vasto specchio di mare di Porto Conte, in barba a tutti i vincoli di tutela esistenti, a partire da quello che fin dal 1966, con un decreto dei Ministeri per la Pubblica Istruzione, per la Marina Mercantile e per il Turismo e lo Spettacolo, in concerto fra loro, ne dichiarava il notevole interesse pubblico.
Siamo all’interno di un’Area Marina Protetta, contornata, in uno stretto ed emozionante abbraccio, dalle aree che costituiscono il Parco Naturale Regionale di Porto Conte. L’insieme costituisce un unico gioiello di inestimabile valore.
Immaginatevi quello specchio di mare ingombrato da decine e decine di imbarcazioni. Anche da grossi yacht e maxi-yacht lunghi fino a 100 metri! Non sarebbe più la stessa cosa.
La nostra comunità deve reagire: non possiamo permetterci atteggiamenti superficiali e verifiche sbrigative degli impatti sulle vedute panoramiche e sulla qualità ambientale. Siamo tutti invitati, al di là degli schieramenti politici di parte, a valutare, con il massimo scrupolo e rigore, ispirati dal principio di precauzione, a riflettere sugli effetti nefasti e sui rischi che potrebbero essere conseguenti alle trasformazioni provocate dalla realizzazione dei campi boe.
Venerdì 26 luglio si è tenuta ad Alghero, presso la Fondazione Laconi, una tavola rotonda sul tema Turismo irresponsabile. Ovvero l’insostenibile leggerezza dell’essere consumatori di luoghi, organizzata dall’Associazione di promozione sociale “Punta Giglio Libera-Ridiamo Vita al Parco”.
L’iniziativa, di carattere divulgativo, mirava a sensibilizzare l’opinione pubblica, algherese e non, rispetto ad un argomento di cui si legge e si parla da tanto tempo, ma che sembra non abbia ancora coinvolto attivamente la cittadina di Alghero né, più in generale, la nostra isola.
L’obiettivo è stato quello di aprire a nuovi incontri-dibattito, coinvolgendo antropologi, sociologi del turismo, amministratori ed osservatori di un fenomeno che da tempo ha tolto la parola a tutti, turisti compresi.
Si è partiti dall’idea di turismo “sostenibile, responsabile, lento, ecogreen, etico, esperienziale”: tutti attributi utilizzati soprattutto dagli operatori economici del settore turistico, ma anche dagli amministratori della cosa pubblica (natura, habitat e paesaggio), talvolta impropriamente; oppure stancamente ripetuti come un mantra, per rassicurare sia chi ne vuole usufruire, sia le comunità autoctone, che spesso di questo modello sono però le prime vittime. Con brevi interventi di Elena Pittau che hanno offerto spunti per il confronto, i relatori, Costantino Cossu giornalista, Giovanni Oliva architetto, Carlo Sechi già sindaco della cittadina catalana ed Antonio Torre biologo naturalista, hanno espresso il proprio punto di vista: mediatico, urbanistico, politico e naturalistico.
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